La mia storia ... - di Ammiraglio Giuseppe De Giorgi
Scrivo dopo aver atteso l’archiviazione definitiva dell’indagine relativa al caso “Tempa Rossa” in cui sono stato coinvolto, per un ipotetico abuso d’ufficio, da me mai commesso.
E’ passato un anno dal momento in cui la notizia è stata resa pubblica ed è iniziata nei miei confronti da parte di alcuni mezzi di informazione una campagna denigratoria senza precedenti, per violenza e durata. Sottolineo di alcuni mezzi di informazione, perché per prassi deontologica, diverse testate tutt'ora si astengono dal mettere alla gogna la persona sottoposta ad indagine, finché non hanno materiale probante la sua colpevolezza e si astengono dal costruire un romanzo su una informazione “provvisoria”, quale è il coinvolgimento in una indagine che, come avvenuto nel mio caso, può poi concludersi con un provvedimento di archiviazione.
Su di me, invece, da alcuni sono state fatte ricostruzioni fantasiose, con utilizzo di termini "pesanti" in grado di colpire con forza l'opinione pubblica tipo “cricca” o “quartierino”. Non solo, sono state fatte insinuazioni e collegamenti del tutto arbitrari, senza verificare le fonti e basandosi su dossier anonimi, peraltro mai considerati degni d’indagine dalle autorità competenti in quanto totalmente falsi.
Con queste mie riflessioni vorrei anche che si riflettesse per un momento sul fatto che la reputazione di un Ufficiale, come lo sono stato io, che ha servito con onore e abnegazione il Paese per 45 anni, non si può infangare con un titolo ad otto colonne trascinandosi dietro tutta la sua famiglia, i suoi amici, le persone che fino a quel momento hanno creduto in lui, sulla base di illazioni e pettegolezzi.
Accade così che in un battito di ali vengono spazzate via tante vite. Le famiglie sono composte da persone giovani e anziane, molti di noi vengono colpiti da immagini ripetute all’infinito e titoli a piena pagina, senza avere gli strumenti per affrontare quella situazione così nuova ed inaspettata.
Mi auguro che in futuro quei giornali più propensi allo scandalo si accertino preventivamente dell’autenticità di quanto scrivono, prima che venga meno quel diritto fondamentale per il quale chi è indagato dovrebbe essere tutelato dal silenzio fino alla formalizzazione delle accuse in sede di richiesta di rinvio a giudizio, o quanto meno dalla sobrietà nella comunicazione da parte di chi esercita il diritto-dovere di cronaca.
Ora che la verità è emersa, che la giustizia ha svolto il proprio compito, questa archiviazione diventa una “non notizia”, forse anche per nascondere le falsità raccontate prima, e soltanto alcuni media con brevi trafiletti ne hanno dato conto. La vicenda quindi si chiude in un assordante silenzio. Ma con mia grande amarezza e di tutte le persone che mi sono vicine; in particolare i miei affetti familiari che in un “giro di valzer” hanno visto vanificati tutti i sacrifici di una vita di lavoro; i miei colleghi che sono rimasti per tutto questo tempo con lo sconcerto dell'accaduto ed il seme del dubbio ormai innescato; ed infine tutti coloro che avevano creduto in me e che nel tempo ovviamente si sono persi per la strada della rassegnazione. Tutti noi non siamo più gli stessi, è un eccessivo fardello che pesa enormemente ed il danno subito dovrà essere superato con altro dolore. Le ferite dovranno rimarginarsi ...
Di tutto ciò questa volta vorrei io farvi partecipi affinché si conoscano fino in fondo le conseguenze della leggerezza con cui troppo spesso si dà una notizia e quanto questo paese abbia bisogno di informazione seria e corretta.