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Missione Libano

Una delle missioni che ricordo con piacere è quella compiuta in Libano nel 2006.

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi - Fasi preparatorie lo sbarcoInizialmente avrei dovuto solo comandare un gruppo navale per sbarcare il contingente italiano in Libano finalizzato a rinforzare le forze d’interposizione di UNIFIL (United Force in Lebanon) e di conseguenza consolidare la fragile tregua in atto, al termine della guerra tra Isreale ed Ezbollah. In realtà divenne molto di più, un avventura da film.

Dovevo sbarcare mille uomini e potenziare il contingente Unifil. Abbiamo portato a termine l'operazione in pochi giorni, ricevevo anche pressioni per riportare rapidamente le navi in Italia. Il nostro sbarco non doveva essere e non è stato aggressivo, avevo invitato i marinai a non tenere atteggiamenti da rambo, si trattava di una missione pacifica.

Al momento dei saluti con il Generale libanese Suleiman capo delle forze armate libanesi, mi arriva la comunicazione che il primo ministro libanese, Seniora, mi voleva parlare. Pensavo fosse l'occasione per i ringraziamenti di circostanza. Mi recai all'incontro insieme all'ambasciatore d’Italia Mistretta e dopo alcune formalità, il presidente mi chiese se me la fossi sentita di adoperarmi con le nostre forze navali presenti in zona, di ottenere dagli israeliani la fine del blocco navale israeliano. Non avevano più viveri ed erano senza elettricità perché alle centrali non arrivava carburante. Non entrava e usciva nulla, né per mare né per via aerea. Per loro la situazione era drammatica. Gli Hezbollah volevano che cadesse il governo, c'erano file alle pompe di benzina e  difficoltà negli ospedali.

L’Ambasciatore ed io dopo una rapida occhiata d’intesa, rispondemmo affermativamente, invitando il presidente libanese a chiedere immediatamente l'autorizzazione al premier italiano Romano Prodi. Non passò neanche mezzora che i francesi erano già venuti a conoscenza dell'episodio. Mentre eravamo a colazione, l'ambasciatore italiano ricevette la telefonata dall'ambasciatore francese che chiedeva lumi sulla disponibilità italiana a guidare l'operazione. Il nostro ambasciatore si limitò a prendere tempo. La Francia cercò in tutti i modi di soffiare all'Italia la guida di questa operazione. Nel frattempo arrivò l'ok di Prodi così feci partire l'operazione.

Avevamo ottimi rapporti con la Marina Libanese, dalle prime fasi avevo aperto le nostre navi ai loro ufficiali e ciò aveva contribuito a stabilire un clima di fiducia reciproca. Redigemmo la bozza di un memorandum con la Marina Libanese, per assumere, noi la Marina italiana, il controllo delle acque, ma ci serviva il benestare di Israele che stava occupando militarmente la zona. organizzammo con tutta la discrezione del caso un viaggio in Israele. Partimmo in elicottero a bassa quota. L’ingresso nello spazio aereo Israeliano avvenne con la massima fluidità. Ci aspettavano in perfetto orario, esattamente a quella quota e in quel punto. Fummo vettorati con professionalità in una piazzola poco visibile dal mare. Dal nulla sbucarono alcuni soldati israeliani con le caratteristiche tute verdi oliva. Noi invece eravamo in borghese. All'interno di un anonimo pulmino venimmo condotti davanti a una porta di ferro, azzurrina. Scendemmo una lunga serie di scale in ferro in un bunker. In una saletta con mura di cemento armato illustrai il nostro progetto al numero due della marina israeliana, al quale consegnai il memorandum, concordato con i libanesi. L’Ammiraglio Israeliano si assentò per circa mezz’ora. Quando tornò, aveva parlato con il suo governo, mi disse: Ammiraglio se riuscirà a farsi firmare questo documento dall’ONU e dai Libanesi, le diamo la nostra parola che toglieremo il blocco navale. Il patto, tutto sulla parola, era chiaro.

Serviva l'ultimo consenso da parte dell'Onu. Non fu facile perché la Francia era interessata allo stesso risultato. Riuscimmo comunque a batterla sul tempo, perché noi avevamo una portaerei in zona (il Garibaldi) e anche perché io ero alle dirette dipendenze dell'ammiraglio Di Paola (ammiraglio coraggioso e di grande visione strategica), numero uno della difesa, mentre il mio collega francese poteva comunicare con il vertice in modo molto più lento e indiretto.

Il segretario generale dell'Onu non aveva alcun interesse a tenere in mano questa patata bollente….con Libano e Israele d'accordo, con il rischio magari di avere sulla coscienza una rivolta popolare in Libano o l’interruzione della tregua, vista la mancanza di generi di prima necessità tra la popolazione libanese.

Finalmente, il 7 settembre nel pomeriggio, verso sera, arriva la tanto attesa telefonata. Il Generale Pellegrinì, capo della missione ONU in Libano mi chiese conferma della delega per firmare per conto dell’Italia. Alcuni giorni prima avevo ricevuto “carta bianca” da parte dell’Ammiraglio di Paola. Dal Garibaldi in navigazione, con un elicottero ci precipitammo a Naqoura, dove finalmente arriva il fax con le firme sul memorandum del Gen. Suleiman (per il governo libanese), mentre io firmavo per l’Italia. C'era però da superare l'ultima pressione francese, esercitata direttamente a New York, nell’ambito del DPKO (Department Peace Keeping Operations, retto da un Ambasciatore francese) che telefonò quella stessa sera, in mia presenza, al comandante di Unifil Pellegrini, cercando di guadagnare tempo.

Pellegrinì aveva però ricevuto direttive dalla viva voce del Segretario Generale. Il Generale, veterano dell’Indocina e dell’Africa, rispose bruscamente al capo del DPKO: “sono tutti d'accordo, gli italiani sono pronti, io firmo”.

Il mattino dopo feci avvicinare il Garibaldi a Beirut, le cui acque erano ancora deserte, per fare vedere agli abitanti della capitale che erano gli italiani a liberare il porto.

Nella mattinata il Comandante Israeliano in mare mi chiamava per cedere alla Marina italiana, la responsabilità del controllo delle acque libanesi. Io accettai formalmente l’incarico. Gli israeliani erano stati di parola. In rapida successione chiesero di passare ai miei ordini una Fregata Inglese, una Greca, due francesi. Nasceva così sotto comando italiano la Interim Maritime Task Force Lebanon sotto egida ONU. Il Porto di Beirut ricevette nello stesso giorno la prima nave mercantile.

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi 

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