Pirateria in Somalia
La pirateria per lunghi anni aveva falcidiato le acque della Somalia. Poi dal 2012 il fenomeno sembrava per fortuna essersi arrestato. Purtroppo la tregua è già finita visto che a marzo si sono registrati nuovi episodi come il rapimento dell'equipaggio di una petroliera dello Sri Lanka rilasciato in seguito senza il pagamento del riscatto che era stato richiesto.
È tornata dunque un po' di preoccupazione anche se non siamo ancora al livello dell'emergenza che si era registrata tra 2008 e 2011 con circa 700 attacchi alle navi che transitavano nei pressi della costa somala, considerata per molto tempo la più pericolosa del mondo a causa di questa scorribande.
Il crollo di questo tipo di fenomeni era dovuto ad alcuni investimenti sulla sicurezza che erano stati fatti nelle navi, come l'utilizzo di un certo tipo di tecnologia e di guardie armate. Poiché a diventare pirati erano spesso pescatori che ripiegavano su quelle attività illegali a causa della concorrenza sleale dei pescherecci stranieri si era pensato bene a livello internazionali di aiutarli con misure dirette al loro sostegno. Questi investimenti sulla sicurezza delle navi con il tempo si sono affievoliti e così, possiamo dire, sono tornati i pirati.
Non è certo un caso che Aris13, la petroliera dello Sri Lanka, non avesse a bordo guardie armate. A complicare la situazione c'è poi la difficile situazione interna della Somalia. A Puntland il governo federale non investe più sulla sicurezza militare mentre Galmudug si ritrova senza presidente con il governo alle prese con una milizia islamista locale. Con un Paese dove la siccità sta raggiungendo livelli sempre più preoccupanti i giovani senza grandi speranze diventano facili da arruolare per i gruppi armati.
Un elemento fondamentale che ha portato grande insicurezza sulle acque somali è stata la riduzione di navi militari. La missione Nato Ocean Shield è stata sospesa e ci sono pressioni inglesi e di altri Paesi nordici per chiudere l'Operazione Atlanta che a breve diventerà a guida italiana.
Lo stesso ministero della Difesa italiano vorrebbe ritirare le nostre navi per spostare risorse a beneficio dell'Esercito e dell'Aeronautica. Sarebbe un grossolano errore perché l'Italia risulterebbe il Paese più danneggiato da una ripresa in grande scala della pirateria: l'accesso all'Oceano Indiano ed al Mediterraneo sarebbe non più sicuro.
Il traffico mercantile infatti per evitare di ridurre i rischi e contenere le spese di assicurazione, riprenderebbe la rotta del Capo di Buona Speranza, per raggiungere l'Europa, con grandi vantaggi per i porti inglesi, olandesi e tedeschi e danni economici per i nostri porti di Trieste, Genova e Gioia Tauro. Le ripercussioni per la nostra economia sarebbero marcate ed evidenti.
Il Corno d’Africa è strategico per l'Italia, anche per altri motivi e sarebbe davvero riduttivo confinare l'area di interesse al solo Mediterraneo, come qualcuno vorrebbe. Non bisogna infatti dimenticare che oggi il 90% dei beni e delle materie prima viaggia via mare. Pensiamo all'Oceano Indiano, in cui transita il maggior quantitativo di tonnellate delle merci mondiali (gas e petrolio), dove l'Eni ha concessioni per importanti attività di estrazione, come avviene negli immensi giacimenti di gas, al largo del Mozambico. Oppure basti pensare a tutto il traffico marittimo del Golfo che passa per Hormuz, il passaggio più importante al mondo, per il transito degli idrocarburi. La sicurezza della Somalia e dell’Eritrea è nevralgica dal punto di vista strategico, per evitare che gli accessi al Mediterraneo dal Golfo Arabico-Persico diventino impraticabili.
La politica estera italiana si sta muovendo verso una intensificazione dei rapporti con i Paesi del Golfo, riaffermando la visione di un Mediterraneo Allargato come un continuum geostrategico vitale per l’Italia.
É quindi tempo che la Difesa esca dalla visione di sicurezza sabauda, eliminando ogni disconnessione con la visione politica nazionale...
La nostra presenza navale deve quindi essere potenziata e non ridotta, se vogliamo far crescere i rapporti politici, commeriacli e di sicurezza con quell'area così strategica per il nostro interesse nazionale.