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Marina libica ONG

L’Italia blocca i porti. La decisione irrevocabile è presa, forse. Per fronteggiare l'emergenza sbarchi con migliaia di persone che continuano a partire verso le nostre coste, il ministro dell'interno Minniti ha annunciato l'ipotesi di chiudere i porti italiani alle ong straniere.

Se fino a qualche mese fa era scattata una difesa politica del ruolo di queste organizzazioni ora il vento è cambiato, soprattutto dopo i risultati delle amministrative. L'accoglienza è in difficoltà, molti sindaci hanno iniziato a ribellarsi agli arrivi di nuovi richiedenti asilo e probabilmente all'interno del governo si è fatta strada l'idea che molta di questa emergenza sbarchi derivi proprio dal tipo di attività messa in atto da alcune ONG straniere. Sempre negli ultimi tempi la marina libica ha di nuovo puntato il dito proprio sulle ONG: «Non riusciamo a fermare tutti i barconi che salpano dalle nostre coste, in queste ore i migranti riescono a partire anche con mezzi di fortuna perché il mare è una tavola». Una fonte interna della marina libica contattata dal quotidiano Il Mattino racconta di decine di piccole e medie imbarcazioni salpate e pronte a raggiungere l'Italia. Gli scafisti si sono organizzati e sarebbero in grado di partire da ogni punto della costa. Ci sono stati anche scontri a fuoco fra trafficanti, che sembrano disporre di vere proprie navi armate di mitragliere e nel confronto con i mezzi della marina libica non c’è storia: molte di queste imbarcazioni non vengono fermate. L'Italia ha dotato la marina della Libia di quattro motovedette e altri mezzi dovrebbero arrivare, ma non le sta proteggendo dal largo e il mare davanti alla Libia è diventato terra di nessuno, alla mercè dei criminali.

Nell'ultimo mese infatti abbiamo avuto conferma di quanto avevo sostenuto sulla necessità di una presenza italiana sulle acque libiche. La Marina della Libia aveva già infatti intimato ad alcune imbarcazioni umanitarie delle Ong di lasciare le acque territoriali libiche e di interrompere il loro schieramento in mare in attesa dei gommoni dei migranti. La marina libica ha accusato le Ong di avere un contatto diretto con le persone che si trovano a bordo delle imbarcazioni. 570 migranti sono stati dunque riportati indietro. L'ammiraglio Ayob Amr Ghasem ha dichiarato: "chiamate wireless sono state rilevate, una mezz'ora prima dell'individuazione dei barconi, tra organizzazioni internazionali non-governative che sostenevano di voler salvare i migranti illegali in prossimità delle acque territoriali libiche. Sembrava che le navi delle Ong aspettassero i barconi per trasbordare i migranti. La Guardia costiera ha preso contatto con queste Ong e ha domandato loro di lasciare le acque territoriali libiche. Il comportamento delle Ong, sostiene la Libia, accresce il numero di barconi di migranti illegali e l'audacia dei trafficanti di esseri umani. Le navi presenti nell'area, quando la Marina libica ha pubblicato la sua lamentala, erano quelle di Onenarms, Jugendretter, Seawatch e la Prudence di Msf che hanno salvato complessivamente 1129 persone e recuperato tre corpi senza vita. Sempre la Marina Libica ha diffuso la notizia di un nuovo naufragio davanti alla costa libica con 8 morti e 52 dispersi.

Medici Senza Frontiere ha reso noto “di avere effettuato soccorsi sotto il normale coordinamento della Guardia costiera italiana e di non avere avuto alcun contatto con la guardia costiera libica. Senza vie legali e sicure e un sistema dedicato di ricerca e soccorso in mare, queste morti non si fermeranno”.

L’annuncio italiano avviene in un momento di particolare difficoltà sia per l’incremento sensibile dell’immigrazione dalla Libia, sia perché l’atteggiamento della EU nei nostri confronti è stato di sostanziale disinteresse. In queste ore vengono annunciati nuovi provvedimenti europei che purtroppo sono ancora limitati a pochi fondi (alcune decine di milioni) e alla solita Fontex, missione sostanzialmente inutile ai fini del contenimento della migrazione via mare. Macron, mentre noi lanciavamo grida d’aiuto, respingeva in Italia i migranti diretti in Francia via Ventimiglia. Cosa succederà se la risposta europea dovesse essere solo di facciata? E’ infatti improbabile che il Governo abbia la fermezza e la compattezza di respingere per davvero le navi cariche di migliaia di esseri umani in difficoltà davanti ai nostri porti. Il rischio concreto è di perdere ulteriormente credibilità internazionale. Abbiamo voluto la leadership sul dossier Libia, ma sinora senza essere in grado di mettere in campo iniziative conseguenti al primato da noi costantemente evocato. Siamo poi sicuri che la maggioranza dei migranti arrivi con le navi delle ONG? Qualche analista ritiene che in realtà la percentuale trasportata dalle ONG arrivi a stento al 15%. I restanti interventi avverrebbero secondo la prassi standard di chiamare la centrale operativa della Capitaneria di Roma che provvede a dirottare mercantili o navi militari per il soccorso. Anche respingendo le ONG il flusso verso l’Italia diminuirebbe solo di poco. In questo caso, come avrebbe detto Shakespeare: “Much Ado About Nothing”.

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi - Marina libica ONG