Pesca eccessiva nel Mediterraneo
Sono almeno nove le aree marine del Mediteranneo in cui gli ecosistemi marini e le riserve itticche sono in grave pericolo, cominciando dall'Adriatico Centrale dove è prioritaria la protezione della Fossa di Pomo. Queste le indicazioni arrivate nei mesi scorsi da MedReAct in occasione della Conferenza ministeriale sulla pesca del Mediterraneo, organizzata dalla Commissione Europea e che si è tenuta a Malta a fine marzo. L'area della Fossa di Pomo si estende tra Italia e Croazia con una profondità che può arrivare ai 260 metri con caratteristiche molto particolari ed uniche sia dal punto di vista geomorfologico che oceanografico. Un'area in cui la pesca eccessiva a strascico sta avendo un impatto fortissimo, tanto che gli stock ittici dell'Adriatico si sono molto ridotti. D'altronde i dati sulla pesca forniti dalla Commissione europea sono davvero preoccupanti: il 96% degli stock ittici dell’Ue nel Mediterraneo sono sovrasfruttati, provocando nell'Adriatico un crollo del 21% delle catture della pesca italiana. Specie come il Nasello sono calate del 45% tra il 2006 ed il 2014, lo scampo è diminuito del 54% tra il 2009 ed il 2014. Solo l’Adriatico sostiene il 50% della pesca italiana, la più importante nel Mediterraneo: proprio in questo bacino prevale la pesca a strascico. Tutto questo ha portato all'alterazione dell'ecosistema marino ed all’impoverimento della popolazione ittica: il merluzzo (o nasello) oggi viene pescato, secondo l’Unione europea, oltre cinque volte la soglia di sostenibilità, essendo tra le specie più richieste dai consumatori. Stessa preoccupazione anche per il pesce azzurro, acciughe, alici, arringhe e sardine, specie che subiscono una pesca troppo intensiva. di un tipo di pesca che mette a repentaglio in particolare il ripopolamento degli scampi e del nasello.
La Conferenza di Malta ha visto firmare la dichiarazione Malta MedFish4Ever che impegna i paesi mediterranei alla protezione degli habitat sensibili, all'istituzione di restrizioni alla pesca, la realizzazione di aree marine protette e la protezione delle specie vulnerabili. L'impegno prevede che entro il 2020 i paesi costieri conseguano la tutela del 10% del Mar Mediterraneo per allinearsi agli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dalle Nazioni Unite e dalla Convenzione Internazionale sulla Biodiversità. Salvaguardare la Fossa di Pomo rappresenta una sorta di volano per capire se davvero esista la volontà politica di ripristinare le aree marine a rischio, ripristinare gli stock ittici e garantire il futuro della pesca nel mar Adriatico. Non c'è solo la Fossa di Pomo a preoccupare. MedReAct ha segnalato altre aree che richiederebbero un'urgente tutela: Canyon Alicante, le montagne sottomarine Baleari, le montagne sottomarine Alboràn, quelle della Liguria Meridionale, della Sicilia Settentrionale, Mar Egeo, Golfo di Leone.
Per fortuna è sempre più diffusa fra i pescatori la convinzione che le aree marine protette sono fondamentali per la protezione della biodiversità e delle popolazioni ittiche in particolare, ma richiederebbero ben altro impegno per contrastare la pesca illegale. Manca la funzione di controllo e le conseguenze per chi viola le aree protette sono spesso inefficaci come deterrente