Ricerca Marina in Artico
89 anni dopo la grande impresa del generale Nobile con il dirigibile Italia, la Marina militare italiana ed il suo Istituto Idrografico sono tornati nell'Artico per perlustrare alcuni tratti di mare fin qui mai esplorati, scoprendo le tracce che i ghiacci artici hanno lasciato sul fondo marino. Con queste informazioni si è riusciti a capire fino a dove fosse arrivata la copertura glaciale 20 mila anni fa. Inoltre è stata rinvenuta una massa d'acqua molto fredda e salata definita “immobile” dal capitano di fregata Maurizio Demarte, a capo della spedizione High North 17. Oltre al Capitano di Vascello Luigi Sinapi, Direttore dell’Istituto Idrografico della Marina, che ha assicurato il coordinamento scientifico delle attività, presenti i rappresentanti di tutti i più importanti enti di ricerca nazionali (CNR, OGS, ENEA) che hanno partecipato alla campagna, oltre che del Centre for Maritime Research and Experimentation (CMRE) della NATO. 25 i ricercatori coinvolti e partiti a bordo di “Its Alliance” la nave oceanografica della Marina. Si è trattato di una vera e propria esplorazione scientifica. Roberta Ivaldi, professore associato di Geologia marina all'Istituto idrografico, ha il ruolo di coordinatore scientifico. Fra gli obiettivi della spedizione: la misurazione del cambiamento climatico in atto, l'esplorazione di aree sconosciute e la messa a punto di un sistema integrato che possa fornire modelli sempre più attendibili per le previsioni meteorologiche. Le attività di ricerca a bordo di nave Alliance sono iniziate a Reykjavik il 9 luglio e terminate il 29 Luglio a Tromso, ed hanno interessato aree poco conosciute, a sud delle isole Svalbard, con una estensione di circa 650 km quadrati e hanno permesso l’acquisizione di dati di geofisica marina relativi all’atmosfera, alle masse d’acqua, al fondo e al sottofondo marino. Tra i compiti della Marina Militare, c'è anche quello di salvaguardare le aree di interesse nazionale e le linee di comunicazione marittime. Le possibili nuove rotte commerciali che potrebbero aprirsi a Nord, non possono essere trascurate dall’Italia sotto tutti i punti di vista. L'Artico racchiude infatti elementi geostrategici e socio-economici piuttosto rilevanti anche per il nostro Paese, soprattutto considerando gli effetti della globalizzazione. Senza dimenticare l'importante partita che l'Artico gioca sul fronte dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale, considerate le sue caratteristiche di "motore" del clima del pianeta. La salute dell’ambiente marino e lo sviluppo sostenibile sono cardini per le prospettive future correlate alla blu economy in particolare per la naturale connotazione marittima del nostro Paese.
L’Istituto Idrografico della Marina continuerà la ricerca in Antartico nel 2018 tramite la campagna di geofisica marina High North, confermandosi propulsore di riferimento per la ricerca scientifica a livello nazionale anche nelle zone polari.