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Crisi del porto di Cagliari

Sta crollando il trasporto delle merci al porto canale cagliaritano di Macchiareddu. Secondo i dati ufficiali riportati da Eurokai (al cui interno figura anche Contship Italia) il calo è stato del 28% confrontando i primi nove mesi del 2016 con lo stesso periodo del 2017. L'unità di misura presa in esame è rappresentata dai teu, ossia l'unità di misura dei container, passati da 486.000 a 350.000. Il dato, tuttavia, è comunque agrodolce. Se piange Cagliari, sorridono altre zone d'Italia: a Salerno e La Spezia si sono invece registrati cospicui aumenti del trasporto di merci, rispettivamente del 12,4 e del 18%. Il quadro generale dei traffici marittimi è piuttosto complesso, non è cioè detto che il calo cagliaritano dipenda dall'aumento degli altri due porti italiani. Piuttosto sembrano essersi modificate alcune rotte commerciali se pensiamo che il porto di Tangeri ha registrato un aumento del trasporto merci del 22,7%, segno che stanno energicamente riprendendo le rotte con la zona settentrionale dell'Africa, andate in crisi per la difficile situazione internazionale degli scorsi anni. Quanto sta avvenendo a Cagliari non può che preoccupare i sindacati per le ripercussioni che potrebbero esserci per l'occupazione in questo settore. Secondo la Cgil sarda, da Roma sarebbero arrivati precisi input per non vedere ancora penalizzata la Sardegna. Occorre cioè mantenere e rinforzare la specializzazione nel campo del packaging e dei semilavorati, in modo da attrarre in Sardegna le grandi compagnie. Altrimenti i porti del Nord rimarranno da un punto di vista logistico nettamente avvantaggiati, per il loro essere collegati con le ferrovie europee e dunque senza un vero rilancio del porto di Cagliari  la situazione potrebbe ulteriormente precipitare. I sindacati hanno chiesto che vengano nel frattempo messi in campo incentivi fiscali per poter ripartire, come sta avvenendo in altre zone del mondo. Le richieste, probabilmente formalizzate in un tavolo a cui la Cgil ha invitato le varie istituzioni, sono quelle di rilanciare gli investimenti e attuare la zona franca. Dietro il porto ci sono spazi piuttosto ampi, paragonabili per ampiezza al centro abitato di Cagliari che dunque potrebbero essere sfruttati per nuovi progetti, purché siano davvero innovativi ed in grado di rilanciare questo storico porto.

«Ci sono opportunità di rilancio che devono essere immediatamente valorizzate – hanno spiegato  il segretario della Camera del Lavoro Cgil Carmelo Farci e la segretaria Filt Massimiliana Tocco - si tratta di intervenire sui fattori che rappresentano un freno per lo sviluppo del traffico portuale, ad esempio puntando sull’ampliamento e sulla diversificazione delle attività, come la lavorazione delle merci e il packaging e sviluppando anche altri segmenti produttivi legati al settore industriale e manifatturiero del territorio. Bisogna investire in attività nuove e specifiche che rendano il porto attrattivo e competitivo nel mercato, un ragionamento che non può essere slegato da misure di fiscalità agevolata».

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi - Crisi del porto di Cagliari