Bonn - Conferenza Onu sul clima
Nelle scorse settimane si è chiusa a Bonn la conferenza Onu sul clima, la cosiddetta Cop23. Tavoli tecnici e negoziati si sono susseguiti per cercare di applicare l'accordo parigino del 2015. Forse si è trattato di un'occasione persa nel senso che esclusa la definizione di qualche procedura per rivedere gli impegni degli stati sulle emissione di gas serra, non si è andati molto oltre. Gli impegni che erano stati presi a Parigi nel 2015 andranno comunque rivisti perché non sembrano affatto idonei per raggiungere gli obiettivi dello stesso accordo: il riscaldamento globale andava tenuto possibilmente entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali, ma ancora non è ben chiaro come si possa raggiungere tale traguardo e dunque tutto è stato rinviato alla prossima conferenza sul clima prevista in Polonia nel novembre 2018. Ancora ci sarebbe tempo per aggiustare il tiro visto che l'Accordo di Parigi entrerà in vigore nel 2020, sperando di poter raggiungere almeno l'obiettivo minimo, quello sulla decarbonizzazione. Sembrava comunque soddisfatto il presidente della conferenza Frank Bainimarama, premier delle isole Fiji secondo il quale sarebbero state messe a punto le regole per applicare l'accordo di Parigi con la contemporanea definizione di un cronoprogramma per ridurre le emissioni dei gas serra nei prossimi anni. Nel suo documento finale il presidente ha istituito il cosiddetto “dialogo Talanoa”, termine utilizzato nelle Fiji per indicare una decisione presa insieme: una sorta di dialogo preliminare in vista della prossima conferenza. Nel corso della conferenza di Bonn si è messo soprattutto in risalto quelle azioni sulle emissioni di gas serra che andrebbero maggiormente monitorate. Purtroppo è rimasta ancora indefinita la questione relativa al fondo che dovrebbe aiutare i paesi più svantaggiati a ridurre il riscaldamento globale: il Green Climate Fund non si sa bene se e quando sarà davvero istituito. Nel corso della conferenza, l'Italia ed altri paesi hanno stretto un'alleanza per cessare la produzione di energia derivante dal carbone. Un impegno ribadito dal presidente francese Macron e dalla cancelliera tedesca Merkel. Particolarmente attesa era la presenza americana per capire che aria tirasse sulle politiche ambientali statunitensi. Gli Usa hanno ribadito di voler rimanere fedeli all'accordo di Parigi, rivedendo però alcuni impegni. Gli emissari di Trump sembravano abbastanza aperti al dialogo ma durante la Conferenza hanno avuto un ruolo abbastanza marginale e dunque non particolarmente indicativo. Più incisiva invece la presenza di alcuni stati e città americane che hanno invece rinnovato il proprio impegno per gli obiettivi dell'accordo. Non è probabilmente un caso che la prossima conferenza sul clima si tenga in Polonia, stato che dipende ancora massicciamente dal carbone e che ha sempre agito da freno in sede comunitaria quando si parlava di impegni sul clima.
Ammiraglio Giuseppe De Giorgi