First Ocean Awareness Week
Simile a quella presente da anni nel Pacifico, anche da noi, tra la Corsica e l’isola d’Elba esiste un nuovo lembo di “terra”: un’isola di plastica in pieno Santuario dei Cetacei in cui bottiglie, contenitori in polistirolo utilizzati nel settore della pesca, flaconi, buste e bicchieri di plastica, utilizzati per lo più per pochi minuti, rischiano di rimanere in mare per decenni. La denuncia è arrivata da Greenpeace durante il tour “MayDaySOSPlastica” spedizione realizzata proprio con lo scopo di monitorare il livello di inquinamento del Mar Tirreno centrale. I risultati finali hanno dimostrato, a causa delle disposizione delle correnti che provocano enormi concentrazioni in precise zone, come la plastica oggi sia ovunque, anche in aree che sulla carta dovrebbero essere protette. A tal riguardo recentemente più di tre milioni di persone, ma mi auguro che saranno sempre di più, hanno già firmato una petizione internazionale per chiedere alle grandi aziende di ridurre drasticamente la produzione di plastica, a cominciare da quella usa e getta, fondamentale mezzo per intervenire alla base al problema e salvare i nostri mari e le specie che lo popolano.
L’8 giugno è stata la data del “World Oceans Day”, la giornata Internazionale che ha celebrato in tutto il mondo il legame che unisce l'umanità intera all’Oceano. Il 12 agosto l’impegno continua non è un caso proprio in Sardegna con la “First Ocean Awarness Week” per cercare di risvegliare le coscienze degli italiani non sempre sensibili sui temi dell’ambiente marino e del legame con la sopravvivenza dell’umanità. Un legame che va protetto partendo proprio dalla sensibilizzazione e dalla promozione di azioni concrete. È anche per questo che nel 2009 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato l’8 giugno giornata per ricordarcelo.
La riduzione dei rifiuti di plastica risulta oggi una priorità assoluta anche per l’Unione europea, impegnata a proteggere l'ecosistema marino attraverso vari provvedimenti normativi, come la Direttiva che vieta l'uso di articoli in plastica monouso, e azioni concrete, come il sostegno a progetti per la tutela dei nostri mari. Il progetto Medsealitter ad esempio, finanziato per oltre 2 milioni di euro con fondi Ue, ha permesso di sviluppare per la prima volta un protocollo condiviso di monitoraggio dei rifiuti marini nel Mar Mediterraneo. Nell’arco di circa 2 anni, i 10 partner impegnati nel progetto (provenienti da 4 Paesi Ue - Italia, Spagna, Francia e Grecia) hanno percorso oltre 20.000 km con imbarcazioni di varie dimensioni, aerei e droni in diverse aree del Mediterraneo, registrando quasi 6.500 oggetti galleggianti costituiti tra il 75 e l’87% da rifiuti prodotti dall’uomo. Di questi, tra l’80 e il 90% erano composti da polimeri artificiali (plastica). È soprattutto la plastica, infatti, che uccide oggi varie specie marine: l'80% degli esemplari di tartarughe morte recuperate in questi mesi in Italia aveva dei residui plastici nell’organismo. Un altro grave problema è rappresentato però anche dalle microplastiche, frammenti piccoli e insidiosi, che raggiungono nel Mediterraneo concentrazioni record di 1,25 milioni per chilometro quadrato, e diventano quindi una minaccia molto seria non solo per le tartarughe marine, perché, entrando nella catena alimentare, minacciano tutte le specie animali finendo per mettere a rischio anche la salute umana.
Come osservano le Nazioni Unite, gli oceani e i mari ricoprono oltre i tre quarti del nostro pianeta e sono un patrimonio essenziale per la vita dell’uomo: ospitano numerose forme di vita, influiscono in maniera determinante sul clima, sono un’importante fonte di cibo, prosperità economica, benessere sociale e culturale. Il mare risulta fondamentale per la nostra esistenza, allo stesso tempo siamo noi, con le nostre azioni, che influenziamo la sua di esistenza: motivo in più affinché tutti noi dobbiamo imparare a proteggere le risorse marine e usarle in modo sostenibile. L’inquinamento è un problema serio, e per risolverlo bisogna agire subito, fin dal nostro piccolo: riducendo il consumo di plastica mono-uso, aumentando la quota di riciclaggio dei rifiuti, promuovendo una rapida transizione verso un sistema di economia circolare, disposizioni queste da attuare subito, senza tergiversare ulteriormente. Ogni anno, infatti, circa 570 mila tonnellate di plastica finiscono nelle acque del Mediterraneo: calcoli alla mano è come se 33.800 bottigliette di plastica venissero gettate in mare ogni minuto. Nel nostro Paese la plastica rappresenta poi l’80% dei rifiuti in mare aperto e sulle coste. Le proiezioni e stime sono allarmanti: se il nostro stile di vita, non dovesse cambiare, nel 2050 la quantità di plastica negli oceani potrebbe superare quella dei pesci. I segnali sono evidenti. Anche in Italia.
Per questo è importante sostenere iniziative come quella di “First Ocean Awareness Week” che si terrà a La Maddalena in Sardegna dal 12 al 17 agosto 2019 (http://www.bastaconlaplastica.com e http://www.nyceed.com) che si prefigge fra l’altro iniziative contro l’uso della plastica e la sua dispersione in mare. E’ tempo di fare la nostra parte. Io ci sarò.