Terrorismo: un vademecum su cosa fare o non fare in caso di attentato.
Oggi avremmo tutti un ricordo molto diverso del 20 marzo 2019 se le cose fossero finite diversamente. Se i ragazzi presi in ostaggio dall’autista del bus che li doveva portare in palestra non fossero riusciti a nascondere alcuni loro cellulari e ad avvertire genitori ed autorità in tempo, mentre il loro pulmino scolastico correva su un’autostrada milanese dirottato proprio da colui che avrebbe dovuto proteggerli, oggi parleremmo molto tristemente di quella che sarebbe potuta essere la prima grande strage contro civili di stampo terrorista in Italia. Non Siria, Afghanistan, Nigeria, Yemen, ma la tranquilla fascia urbana lombarda, attraversata ogni giorno da decine di auto con a bordo gente che va al lavoro, e che ogni giorno ci va solo dopo aver lasciato i propri figli nelle mani rassicuranti di un uomo che guida un pulmino simbolo di infanzia, sicurezza, scuola, protezione, sicuramente non di morte. A conti fatti oggi è stato superato il limite dello spazio di sicurezza che circonda le nostre vite, con una violenza che diventa sempre più pervasiva al punto da minacciare anche gli angoli più protetti della nostra vita, quali le nostre famiglie. Questa volta è stato un miracolo, ma poteva essere una strage se, ad esempio, Rami, il tredicenne che per primo ha chiamato i soccorsi dal bus dirottato, non fosse riuscito nella sua coraggiosa impresa. Episodi come questo ci portano inevitabilmente a chiederci come avremmo agito noi in momenti simili a quelli appena descritti, come avrebbero agito magari i nostri cari in caso di attentato. In un mondo come quello odierno in cui, purtroppo, la nostra soglia di sicurezza si è fortemente abbassata, diventa sempre più necessario prepararsi ad ogni possibile eventualità.
Negli attentati degli ultimi anni i terroristi hanno preferito colpire luoghi di vita comune e certamente non considerabili come luoghi sensibili a meno di informazioni specifiche di volta in volta acquisite dai Servizi di Sicurezza. La ragione è evidente: i “bersagli morbidi” sono decisamente più vulnerabili, in termini di accesso e riuscita di un eventuale attacco, rispetto agli “obiettivi protetti”, caratterizzati dalla presenza di misure di sicurezza atte a neutralizzare possibili attacchi terroristici, ma hanno un valore mediatico comunque molto rilevante. Pur essendo impossibile ridurre a zero il rischio di attacchi terroristici, esistono comunque degli accorgimenti utili da prendere se ci si ritrova coinvolti in un attentato, seguendo norme da rispettare legate ai principi dello “mettiti in salvo, nasconditi e dai l’allarme”. Il problema è che se non ci aspettiamo un attacco terroristico ci mettiamo molto tempo a realizzare che si tratta proprio di quello. Prima tendiamo a ipotizzare che si tratti di qualcos’altro, compatibilmente con quello che ci sta accadendo intorno, per questo bisogna prestare particolare attenzione ai rumori: se sono spari, o esplosioni, capire da che parte arrivano. Se c’è presenza di fumo, individuare da dove arriva, e ovviamente muoversi in direzione opposta, cercando di allontanarsi da quelle che sono le sorgenti di potenziale pericolo. Reagire prontamente è complicato proprio per il fatto che le persone tendono ad agire di riflesso per quello che vedono fare ad altri: se la maggior parte delle persone accanto a noi rimane immobile, per noi è più difficile reagire. Anche se è difficile, è fondamentale non farsi prendere dal panico, ma cercare di essere razionali per tenere alcuni comportamenti di autotutela per evitare danni a noi ed agli altri.
Quando entriamo in locali pubblici dovremmo abituarci a controllare con attenzione l’ambiente circostante: notare le luci verdi, le uscite di emergenza, i percorsi di esodo veloci, in breve sviluppare una maggiore consapevolezza ambientale, soprattutto quando si frequentano luoghi affollati in maniera tale da sapere quale via intraprendere in caso di fuga. Considerando, poi, che cadere ed essere travolti da altre persone è una possibilità molto reale, per evitarlo bisogna sempre seguire la corrente di persone verso l’uscita e non provare mai ad andare in direzione opposta al flusso; si può, però, finché è possibile, ripararsi da tale flusso in una qualche rientranza nei muri o qualcosa di simile in cui trovare rifugio momentaneamente, per poi proseguire la fuga con maggiore lucidità. Se si cade a terra infatti, il problema rimane quello di rendersi comunque visibili cercando di non farsi schiacciare, necessario diventa, quindi, per proteggersi ridurre al massimo la superficie del proprio corpo, renderla una superficie che gli altri possano evitare, mettendosi come dire “a palla”. In alternativa, se le vie di fuga si rivelassero troppo pericolose, la migliore soluzione sarebbe, non quella di fingersi morti, ma quella di trovare un buon nascondiglio, magari dietro muri spessi evitando quelli invece di legno e metallo, togliere la suoneria e la vibrazione a qualunque dispositivo elettronico si stia portando con sé, e contattare immediatamente le autorità. Mail, telefonate, sms, chat e altri mezzi di comunicazione ancora sono degli ottimi metodi per far sapere alle forze di sicurezza dove ci si trova, dove sono precisamente gli attentatori e se ci sono o meno degli ostaggi coinvolti nell’assalto. In caso di retata, poi, delle forze dell’ordine è necessario che i civili tengano le mani in vista ed evitino movimenti bruschi per evitare di essere scambiati per attentatori. Devono, inoltre, essere pronti a fare diligentemente quanto richiesto dalla polizia, senza opporre la minima resistenza e tenersi pronti a scappare durante l’evacuazione. Se si è riusciti a fuggire bisogna comunque rimanere estremamente vigili e allontanarsi il più possibile dal luogo dell’attentato, cercare un membro di qualche corpo di sicurezza e non unirsi a gruppi di persone o prendere mezzi di trasporto pubblico.
Pochi secondi possono fare la differenza tra la vita e la morte. Fondamentale diventa così osservare l’ambiente che ci circonda, sia che si parli di luoghi all’aperto, mezzi pubblici o locali chiusi. Essere attenti e sapersi muovere può così fare la differenza, e, in alcuni casi, salvarci la vita.