Italiano

Marina Militare, risorsa imprescindibile e prestigio di un Paese intero.

“Componente qualificata del sistema di difesa nazionale, impegnata nel processo di rinnovamento verso una sempre più necessaria integrazione interforze, la Marina costituisce con i suoi mezzi tecnologicamente avanzati, i suoi uomini e le sue donne, uno degli assetti di eccellenza” : in occasione della recente Giornata della Marina Militare queste le parole del Presidente della Repubblica Mattarella durante un evento che è stato dedicato a tutti quei marinai, patrimonio prezioso di persone impegnate a tutelare libertà e sicurezza del nostro Paese, che operano oggi in mare, luogo che, ancora più di ieri, rappresenta sempre più una dimensione strategica e, per il nostro Paese in particolare, posto al centro del Mediterraneo, una risorsa imprescindibile. Così da ormai ottanta anni il 10 giugno l’Italia festeggia la Giornata della Marina Militare. Per l’annuale ricorrenza, dopo un attesa di 12 anni, tornata ad ospitare i festeggiamenti di questo evento è stata Taranto, luogo che con il mare e la stessa Marina ha da sempre un legame privilegiato dal momento che nella città pugliese lavorano circa 15 mila unità, che in queste giornate sono state impegnate su oltre 20 imbarcazioni: dalla Garibaldi al San Giorgio, dalle fregate Alpino e Martinengo fino all’Amerigo Vespucci, arrivata in città proprio per tale ricorrenza al fine di far conoscere più da vicino alla popolazione una realtà a tratti ancora sconosciuta ma sicuramente affascinante. 

Tale giornata si ricollega al ricordo dell’impresa di Premuda del 1918, quando, proprio il 10 giugno, si definisce per il nostro Paese una delle pagine di maggiore successo dal punto di vista della nostra storia militare. Le sorti della guerra italiana nella primavera di quell’anno erano in bilico. Il capo di Stato Maggiore della nostra Marina, ammiraglio Paolo Thaon di Revel, conoscendo la mentalità e i precedenti del giovane Ammiraglio Horthy, da poco al comando della Imperial-Regia Marina austro-ungarica, aspetta un’imprudenza del nemico per agire. Imprudenza che non tarda ad arrivare, gli austriaci pianificano infatti una spettacolare incursione contro il dispositivo mobile di sbarramento del canale d’Otranto, messo in atto dalla Marina italiana con la collaborazione degli anglo-francesi sin dall’inizio della guerra. Nella prospettiva di un’azione nemica, l’ammiraglio Thaon di Revel emana un sintetico dispaccio, preavvisando i comandi della Marina che la linea di condotta degli austro-ungarici potrebbe essere tale da esporre “…a delle imprudenze delle quali dobbiamo essere pronti ad approfittare… si approfitterà di ogni mossa nemica per attaccare coi sommergibili, cacciatorpediniere, torpediniere e M.A.S.” E così parte la missione del Capitano di Corvetta Luigi Rizzo, già affondatore della corazzata Austriaca Wien, al comando del Mas 15, e del guardiamarina Giuseppe Aonzo, comandante del Mas 21, obiettivo ufficiale: “esplorazione, agguato e ricerca mine”. Ma mentre le piccole unità italiane muovono verso la zona di pattugliamento, a loro insaputa la flotta imperiale austriaca, formata da ben 45 unità, esce in forze dal porto di Pola, dirigendosi verso sud. Gli italiani non si tirano indietro e passano tra due torpediniere di scorta senza essere visti. Sono nel cerchio di lancio. I siluri scendono in acqua, l’angolo è perfetto. La distanza stimata di circa 300 metri. Il Mas di Rizzo centra la nave da battaglia Szent Istvan, mentre il Mas di Aonzo lancia le sue torpedini verso la Tegetthoff , che si salverà solo per un difetto di funzionamento della spoletta di un siluro, che la colpisce senza esplodere. Mentre la Szent Istvan, agonizzante, affonda, i MAS 15 e 21 vittoriosi rientrano nel porto di Ancona. Il Semaforo di Monte Cappuccini, appena avvistati, viste le grandi bandiere issate sui MAS intuì la vittoria e ne diede notizia al Comando Marina di Ancona con il famoso telegramma, vibrante di entusiasmo: “Miglia 15 N–NE, due motoscafi scarichi di siluri ma carichi di onore e gloria dirigono in porto”. Un’azione eroica, per le sue conseguenze militari e politiche, che equivale ad una grande battaglia vinta e cambia definitivamente il corso della Prima Guerra Mondiale a favore dell’Italia dando grande prestigio alla Marina tricolore che, dal 1939 in poi, in ricordo di quell’evento, celebrerà la sua giornata appunto il 10 giugno.

Arrivata proprio durante le celebrazioni è stata la notizia che il nostro pattugliatore d’altura Cigala Fulgosi, abbia raggiunto un gommone in acque internazionali, a circa 90 miglia a sud di Lampedusa e, constatate le condizioni del natante con 100 persone a bordo, di cui solo una decina provvisti di salvagente individuale, motore spento, precarie condizioni di galleggiamento e considerate le condizioni meteorologiche in peggioramento, sia intervenuto in soccorso delle persone che erano in imminente pericolo di vita. Le missioni intraprese dalla nostra Marina, infatti, non sono solo militari, ma anche di supporto alla pace. Ricordo che l’azione dei nostri uomini viene svolta non soltanto nel mar Mediterraneo con l’operazione Mare sicuro ma anche in zone più remote, come, ad esempio, nel caso dell’Operazione Atalanta; in entrambi i casi al fine di garantire la sicurezza di vite umane ed il prestigio del nostro Paese attraverso sia il contrasto alla pirateria sia la lotta al terrorismo internazionale ed alla protezione di importanti linee di comunicazione ed infrastrutture nazionali in mare aperto. Come ha voluto ribadire infatti il Capo dello Stato: “l’azione della Marina è fondamentale: è l'azione che garantisce la sicurezza del nostro Paese, dei suoi mari e delle sue coste sotto ogni profilo: la sicurezza in generale, il mantenimento della pace, la sicurezza della libertà di navigazione e dei commerci, la sicurezza delle infrastrutture, il salvataggio di vite umane, in questi anni con molta intensità, che ha reso prestigio al nostro Paese”. 

 
Marina Militare, risorsa imprescindibile e prestigio di un Paese intero.