Agenda 2030: abbiamo ancora 10 anni per avere un Pianeta più sostenibile
In data 25 settembre 2015 le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile ed i relativi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs nell’acronimo inglese), articolati in 169 Target e 240 indicatori. Rispetto a questi parametri ciascun Paese, tanto quelli in via di sviluppo tanto quelli avanzati, verranno periodicamente valutati in sede Onu e dalle opinioni pubbliche nazionali ed internazionali.
Anche il nostro Paese, che ha presentato il primo rapporto presso l’High Level Political Forum nel luglio 2017, sottoscrivendo l’Agenda si è impegnato a declinare e calibrare gli obiettivi in essa contenuti. Da qualche tempo a questa parte, gli SDGs stanno acquistando sempre più spazio anche all’interno dell’agenda politica europea, per fare in modo che non restino lettera morta ma si trasformino in un reale cambiamento per i cittadini, diventando il faro delle scelte politiche europee per i prossimi anni. Fra i principali promotori di tale strategia ci sono il Parlamento Ue, il Comitato economico e sociale europeo, e il Comitato europeo delle Regioni, che ha recentemente adottato un’opinione sul tema e promosso uno studio sull’impatto degli enti territoriali nel raggiungimento degli obiettivi. Toccherà ora ai singoli Paesi dell'Ue decidere se raccogliere o meno l’appello per un futuro più sostenibile.
“The new agenda is a promise by leaders to all people everywhere. It is an agenda for people, to end poverty in all its forms – an agenda for the planet, our common home” (Ban Ki-moon, ex Segretario Generale delle Nazioni Unite).
L’Agenda 2030 riconosce lo stretto legame esistente tra il benessere umano e la salute dei sistemi naturali, nonché la presenza di sfide comuni che tutti i paesi sono chiamati ad affrontare. Ciò vuol dire che ogni Paese deve impegnarsi a definire una propria strategia di sviluppo sostenibile che consenta di raggiungere gli SDGs, rendicontando sui risultati conseguiti all’interno di un processo coordinato dall’Onu. Nel fare tutto ciò si toccano diversi ambiti, interconnessi e fondamentali al fine di assicurare il benessere dell’umanità e del pianeta: dalla lotta alla fame all’eliminazione delle disuguaglianze, dalla tutela delle risorse naturali all’affermazione di modelli di produzione e consumo sostenibili. In questo modo, ed è questo il carattere fortemente innovativo dell’Agenda, viene definitivamente superata l’idea che la sostenibilità sia unicamente una questione ambientale e si afferma una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo.
Gli obiettivi dell’Agenda hanno carattere universale e si fondano sull’integrazione tra le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile (ambientale, sociale ed economica), quale presupposto per sradicare la povertà in tutte le sue forme. Alleviare la povertà significa dare la possibilità alle persone di vivere senza la continua pressione di procurarsi da vivere e quindi potersi permettere di dedicare energie ai problemi del clima. I programmi dell’ONU su questo punto mirano ad aiutare significativamente i produttori agricoli così da raddoppiare la produzione alimentare di cibo da qui al 2030. Ciò si accompagna alla salvaguardia delle specie e delle varietà per evitare una riduzione delle stessi e quindi della qualità del cibo. Molto è stato fatto ma molto rimane da fare per estirpare questo male, poiché più di un miliardo di persone al mondo vivono con poco più di un dollaro al giorno.
Le risorse del nostro pianeta non sono infinite. Averne cura significa rispettare un bene che appartiene a tutti noi e alle generazioni future. Questo significa sostenibilità ambientale. Ottenere ulteriori miglioramenti per il raggiungimento degli obiettivi nel giro dei prossimi dieci anni non sarà una impresa facile.
L’attuazione dell’Agenda richiede, infatti, un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle imprese al settore pubblico, dalla società civile alle istituzioni filantropiche, dalle università e centri di ricerca agli operatori dell’informazione e della cultura. Ma la precedente esperienza, fondata su degli obiettivi globali prefissati, ci ha dimostrato che è un metodo che può funzionare. Gli Obiettivi per lo sviluppo del Millennio, che furono adottati nel 2000, hanno, infatti, già migliorato le vite di milioni di persone: la povertà globale continua a decrescere; sempre più persone si sono viste garantire l'accesso a fonti migliori d'acqua; un maggior numero di bambini frequenta le scuole elementari; e una serie d'investimenti mirati alla lotta contro la malaria, l'Aids e la tubercolosi hanno salvato milioni di persone.
Ai nuovi obiettivi sono state mosse però diverse critiche, in primis sulla numerosità e l’ampiezza dei traguardi indicati: dagli 8 obiettivi del millennio, con 21 traguardi annessi, si è passati a 17 obiettivi collegati a ben 169 traguardi. Il timore generale è quello che così si finisca per distrarre e dissipare il vantaggio di cui hanno potuto godere gli Obiettivi del millennio, ovvero la focalizzazione dell’attenzione su un numero limitato di priorità, se non addirittura di condannare l’intera impresa al fallimento. La scelta di puntare su un numero così elevato e diversificato di obiettivi e sotto-obiettivi, diventa così al tempo stesso l’ambizione più grande della nuova agenda di sviluppo e la sfida maggiore alla sua concreta realizzazione. Non è necessariamente vero poi, secondo voci critiche, che i 169 obiettivi siano totalmente «integrati e indivisibili» come declamato dall’Agenda 2030. Al contrario, sarebbe, secondo alcuni esperti, non solo opportuno ma addirittura indispensabile essere più selettivi, scegliendo tra di essi delle priorità.
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile non sono fuori dalla portata del mondo di oggi, ma il loro raggiungimento richiederà sforzi e progressi nettamente superiori a quelli fin qui prodotti, e in particolare occorrerà alzare i traguardi che ogni singolo paese si pone e far sì che siano caratterizzati in maniera più chiara da un’ottica di equità. Per raggiungere il sogno di un’Italia ed un’Europa più sostenibile abbiamo ancora dieci anni, considerando il target finale definito nel 2030, anni che anche la comunità scientifica ha definito “decisivi” per un Pianeta che rischia nei prossimi anni, senza cambiamenti essenziali, un vero e proprio collasso climatico.
Fonti:
https://asvis.it/agenda-2030/
https://www.minambiente.it/pagina/lagenda-2030-lo-sviluppo-sostenibile
https://www.aics.gov.it/home-ita/settori/obiettivi-di-sviluppo-sostenibile-sdgs/
https://www.cure-naturali.it/articoli/vita-naturale/vita-green/sda-agenda-2030.html
https://ec.europa.eu/commission/sites/beta-political/files/rp_sustainable_europe_it_v2_web.pdf
https://sustainabledevelopment.un.org/?menu=1300
https://www.ecocose.com/blog/2016/12/05/sostenibilita-ambientale/