Scendiamo in campo per salvare la capacità marittima nazionale
La Marina dispone di una Flotta di 60 navi. Di queste solo 20 sono mediamente disponibili, tenendo conto delle manutenzioni programmate e del ricorrente insorgere di avarie dovute all’obsolescenza della maggior parte di esse.
Negli ultimi dieci anni, i finanziamenti hanno coperto solo il 50% del fabbisogno per il funzionamento della Marina, precludendo la possibilità di addestrare adeguatamente gli equipaggi e di manutenere i mezzi, accelerandone l’invecchiamento.
A fronte di ciò, lo scenario internazionale conferma lo spostamento del centro di gravità politico ed economico sul mare, dove transita il 90% dei beni e delle materie prime.
Questo è ancora più vero per l’Italia, in funzione della sua marcata vocazione marittima. Il nostro Paese, che è il primo in Europa per quantità di merci importate via mare (185 milioni di tonnellate), dispone dell’11a Flotta mercantile del mondo e della 3a Flotta peschereccia europea. Sempre via mare, l’Italia importa circa l’80% del petrolio necessario al proprio fabbisogno. Il comparto marittimo genera da solo circa il 3% del PIL.
Entro il 2025, la Flotta italiana dovrà dismettere 54 delle sue 60 navi, a fronte della entrata in linea di sole 25, considerando le 10 unità che si realizzeranno con le risorse stanziate con la Legge di Stabilità 2014. Presto la Marina non sarà in grado d’assolvere i suoi compiti e di garantire la sicurezza marittima che è vitale per il Paese.
Appare ineludibile, pertanto, completare il programma navale di emergenza, avviato con la citata Legge di Stabilità, finalizzato alla sopravvivenza della capacità marittima nazionale intesa come il binomio Marina – industrie ad alta tecnologia del comparto e basato su un investimento totale di 10 Mld€, per la costruzione di circa 30 navi in 10 anni.
A tal fine, la Marina sta sviluppando un’innovativa famiglia di navi caratterizzate da bassi costi di gestione, elevate prestazioni marinaresche, ampia polivalenza all’impiego e marcato rispetto per l’ambiente, concepite fin dalla fase di progetto per esprimere pienamente le capacità duali, al servizio della collettività.
L’industria correlata alla capacità marittima è uno dei settori più redditizi su cui investire, con un moltiplicatore d’occupazione di 1 a 6 ed uno di reddito di 3,43. Si tratta di un’industria che produce made in Italy per oltre il 90% ed è tuttora competitiva, grazie al margine di vantaggio tecnologico di cui dispone nei confronti dei Paesi emergenti. Essa è tuttavia impiegata per meno del 50% delle potenzialità, col rischio di disperdere irreversibilmente un patrimonio di competenze pregiate.
Il programma sopra menzionato, consentirebbe all’industria del settore di lavorare al 100% delle potenzialità, scongiurando il ricorso alla cassa integrazione per circa 10.000 persone, con un risparmio per lo Stato di circa 4,2 Mld€ in 10 anni che si sommerebbe ai 5 Mld€ di ritorno fiscale. Gli occupati, considerando l’indotto di Fincantieri e Finmeccanica, sarebbero 25.000 per dieci anni e svilupperebbero un totale di circa 330 milioni di ore/uomo. La ricchezza prodotta, stimata in 34,3 Mld€, verrebbe pressoché uniformemente distribuita sul territorio nazionale, con 18,9 Mld€ al nord e 15,4 Mld€ al centro-sud. A ciò si aggiungerebbe il coinvolgimento, per oltre 20 anni, delle imprese nelle attività di mantenimento in servizio delle navi.
La legge di Stabilità 2014 ha assicurato ad oggi tre finanziamenti ventennali per complessivi 5,5 Mld€ (al lordo degli interessi per i mutui che dovranno essere attivati) con i quali avviare il programma e procedere alla realizzazione, nell’arco di 5/6 anni, di 8 navi e 2 mezzi navali minori veloci. Nonostante ciò, entro il 2025 la Flotta si contrarrà, comunque in modo inaccettabile, da 60 a 31 navi (- 48%). Pertanto, per assicurare la sopravvivenza della capacità marittima nazionale è necessario dare continuità al programma con ogni possibile urgenza, vincolandone il completamento ad un ulteriore provvedimento legislativo. Ciò anche al fine di fornire garanzie certe all’industria coinvolta per giustificare gli investimenti in occupazione e ricerca.
Infine, per dare concretezza e fornire garanzie di successo alla realizzazione del programma nei tempi indicati ed al fine di non vanificare gli sforzi che il Paese sta già facendo con le risorse recate dalla Legge di Stabilità 2014, è fondamentale semplificare quanto più possibile le procedure burocratiche alla base della piena attuazione del programma aeronavale emergenziale.