Memorandum Italia-Libia oggi
È di questi giorni la notizia che vede protagonisti due migranti sudanesi uccisi (altri cinque feriti) in una sparatoria occorsa a Khums, città ad est di Tripoli, la notte del 27 luglio mentre si svolgevano le operazioni di sbarco. Secondo quanto divulgato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni – oim – sono state le autorità locali a iniziare a sparare nel momento stesso in cui alcuni migranti sbarcati avevano cercato di scappare. I sopravvissuti sono stati trasferiti nei centri di detenzione libica[1]. Questo ennesimo episodio di violenza non può che portarci ad affrontare un tema che ci riguarda da vicino: gli accordi che l’Italia ha siglato con la Libia ormai più di tre anni fa e che recentemente sono stati ri-confermati alla Camera dei Deputati.
Proprio il 16 luglio scorso, infatti, la Camera ha approvato le missioni militari internazionali, comprendendo tra queste gli interventi in Libia, tanto da generare forti divisioni nella maggioranza poiché l’Assemblea del PD (risalente solo a qualche settimana prima della discussione in Parlamento) aveva deciso all'unanimità di votare contro il rinnovo del finanziamento alla Guardia Costiera libica, ma in Parlamento il PD ha votato per il rinnovo. Oltre 58 milioni di euro (decisione già approvata in Senato il 7 luglio).
Ricorderete, a tal proposito, l’accordo siglato il 2 febbraio 2017 tra il governo italiano a guida Gentiloni e il governo di Tripoli (il GNA – Governo di Accordo Nazionale, l’unico riconosciuto internazionalmente) guidato da al Sarraj. Lo scopo di questo accordo, fortemente voluto dall’allora ministro dell’interno Minniti, era quello di contrastare l’immigrazione clandestina prevedendo una stretta collaborazione con la Guardia Costiera Libica affinché si riducessero drasticamente gli sbarchi sulle coste italiane. Le motivazioni sulle quali trovava fondamento l’accordo non erano però legate soltanto alla diminuzione dell’immigrazione, ma anche orientate verso l’abbattimento del traffico di esseri umani e la lotta nei confronti delle organizzazioni criminali, da perseguire anche finanziando i sindaci libici delle cittadine lungo la via dell’immigrazione, affinché potessero fornire delle alternative a queste persone disperate, pronte a tutto pur di fuggire dal loro Paese.
Queste le parole dell’incipit della Dichiarazione Congiunta emersa dall’incontro del Ministro Minniti con le comunità libiche: «Nello spirito dell’accordo bilaterale del 2 febbraio 2017, e costruendo su quanto deciso nell’incontro a cui hanno preso parte 14 sindaci libici lo scorso 13 luglio a Tripoli, Italia e Libia rinnovano il loro impegno a sviluppare una relazione speciale per fornire alle comunità locali più duramente colpite dall’immigrazione illegale, dal traffico di esseri umani e dal contrabbando, alternative di crescita e sviluppo. I giovani di quelle aree e di tutta la Libia meritano un futuro di speranza e libertà dalle minacce poste dalle organizzazioni criminali contro le loro regioni. Rinnoviamo la nostra ferma opposizione al traffico di esseri umani e ad ogni traffico illegale, e ci impegniamo a lottare con la massima determinazione contro i responsabili. I trafficanti sono un nemico comune»[2].
Purtroppo, nonostante queste premesse e l’effettivo sostanziale decremento di arrivi clandestini nel nostro paese, non se ne fece niente di questa parte dell’accordo. Il risultato paradossale è stato il rafforzamento della criminalità che gestisce i migranti e il crescente arrivo illegale direttamente sulle coste italiane. L’Oxfam ha raccolto svariate testimonianze delle terribili torture, stupri, omicidi che avvengono quotidianamente in questi luoghi: «Nei centri di detenzione ufficiali sono rinchiuse oltre 4.500 persone secondo l’UNHCR, mentre in quelli gestiti dalle organizzazioni criminali, ne sono stimati a decine di migliaia. Uomini, donne e bambini che non solo subiscono trattamenti inumani e degradanti, ma rischiano di morire sotto le bombe in un paese in guerra»[3].
Si legge in una interessante analisi condotta da Francesca Mannocchi su L’Espresso: «Le agenzie Onu non sono – per loro stessa ammissione – in condizione di garantire la sicurezza delle persone sbarcate in Libia dalla Guardia Costiera libica, le strutture sono nelle condizioni in cui sono sempre state, cambiare le finestre o dare una mano di pittura a un centro detentivo non significa risolvere il problema. E il problema è la legge: finché non si attiva un processo trasparente di ripensamento del sistema giuridico libico le persone migranti continueranno a essere portate indietro in un Paese che li obbliga a una detenzione sine die, in cui rischiano di diventare ostaggio di milizie, e in cui non è possibile per nessun organo internazionale tutelare la loro incolumità e garantire che non finiscano in un luogo illegale sottoposti a torture e atrocità. “Finché non mettono mano alle leggi, finché non saremo certi di riuscire a registrare tutti e che le persone registrate non spariscano sotto gli occhi delle autorità, non cambierà molto in Libia”, dice Federico Soda (capo missione OIM in Libia, n.d.a.)»[4].
È, dunque, paradossale a mio giudizio, che non sia stato messo in discussione, potendolo fare, questo accordo. Per l’ennesima volta prevale il cinismo e l’opportunismo. In sintesi, una politica indifferente anche ai peggiori crimini contro l’umanità, concentrata solo sul mantenimento del potere e disposta a tutto, pur di non sottoporsi al giudizio delle urne.
I valori fondanti di uno Stato democratico, fra cui la difesa del diritto, il contrasto delle dittature, la protezione dei deboli, l’umanità prima del profitto, sono evidentemente ridotti a slogan da agitare secondo bisogna, ma privi di concretezza e non vincolanti una volta al potere. La mancanza di valori di riferimento e di visione strategica non si limita al tema dell’immigrazione; caratterizza la nostra politica estera ad ampio spettro. In Libia, in primis, dove da un lato subiamo, anzi cerchiamo la benevolenza turca, mentre dall’altro cediamo navi all’Egitto, alleato di Haftar, nemico dei Turchi, proprio mentre si accinge a inviare truppe regolari in Libia, alimentando la guerra fratricida fra Cirenaica e Tripolitania.
Ammiraglio (a) Giuseppe De Giorgi
[3] https://www.oxfamitalia.org/stop-vergogna-accordo-italia-libia/