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Bielorussia nel caos. E la Russia?

È trascorso ormai più di un mese dalle elezioni del 9 agosto, ma la situazione in Bielorussia non accenna a placarsi. Da quando il così detto ultimo dittatore d’Europa, Alexander Lukashenko, ha annunciato al popolo bielorusso di aver vinto nelle votazioni con ben l’80% delle preferenze, non c’è giorno in cui a Minsk masse di cittadini non si siano riversate in piazza per protestare, accusando Lukashenko di aver truccato i risultati elettorali.

Il presidente, alla guida del Paese dal 1994, ha risposto con una durissima repressione che ha portato a una pioggia di arresti e violenze, anche tramite l’uso di lacrimogeni e proiettili di gomma sulle folle, cosa che ha chiaramente scandalizzato l’intera comunità internazionale. Soltanto nei primi giorni di protesta il numero degli arrestati si aggirava intorno a 3.000 persone. Ciò che i manifestanti hanno chiesto e continuano a chiedere a gran voce sono dimissioni del Presidente sostenendo che le preferenze elettorali avrebbero in realtà portato alla vittoria la leader dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaia, attualmente in esilio in Lituania.

Nonostante non sia la prima volta che i bielorussi scendano in piazza in seguito all’esito elettorale (l’hanno già fatto sia nel 2010 che nel 2015) questa volta la situazione sembra essere decisamente più grave. Per certi aspetti tutto potrebbe far pensare a qualcosa di analogo ai fatti di Ucraina del 2014 che portarono all’esautorazione del presidente Janukovič, ma ci sono alcune differenze sostanziali:

«Rispetto all’Ucraina, la popolazione di etnia russa sul totale della popolazione bielorussa non occupa una quota così rilevante, aggirandosi attorno all’8%, ma si tratta comunque della principale minoranza del paese. Inoltre, a differenza di Kiev, Minsk fa parte di tutte le organizzazioni regionali principali a guida russa, quali l’Unione Statale Russia-Bielorussia, la Collective Security Treaty Organization e l’Unione Economica Eurasiatica. In particolare, i regolamenti commerciali di quest’ultimo ente non sono compatibili con quelli dell’Unione Europea. […] Il governo di Kiev, inoltre, si apprestava a firmare un Association Agreement con la Ue […] per consentire ai paesi dell’Europa Centrorientale che avessero voluto aderirvi, di armonizzare la propria legislazione con gli standard richiesti dall’Unione Europea. Il repentino voltafaccia di Janukovič a pochi giorni dalla firma dell’accordo, dovuto alle pressioni e alle prebende provenienti dalla Russia, aveva determinato l’inizio delle proteste del popolo ucraino, che vedeva la partnership con la Ue come l’ultima possibilità per uscire dalla grave situazione politico-economica in cui versava il paese. Nel caso della Bielorussia, però, non vi è in ballo alcun accordo europeo, nonostante il paese abbia aderito alla Eastern Partnership nel 2009. […] Del resto, anche i legami economici tra Russia e Bielorussia sono decisamente più stretti di quelli che intercorrevano tra Mosca e Kiev nel 2014»[1].

La Russia è, infatti, legata a doppio filo alla Bielorussia e in questo mese Putin, dopo un primo momento di attendismo, ha manifestato il suo appoggio a Lukashenko, affermando di aver già pronto un contingente di agenti delle forze dell’ordine da inviare, ma è stato cauto nell’esporsi oltre. Anzi ha affermato di voler agire in maniera più «contenuta e neutrale» rispetto all’atteggiamento di altri paesi sia europei che americani[2].

Chiaramente qui Putin faceva riferimento alla precisa posizione di condanna dell’UE, in particolare della Germania, che è, tra i paesi europei, la più interessata a far allontanare Minsk da Mosca, in quanto è la principale insidia per la Federazione Russa in merito al controllo dello spazio post-Sovietico.

Il Ministro Di Maio, in una lunga intervista rilasciata a Formiche.net ha dichiarato: «[…] solidarietà al popolo bielorusso; non riconoscimento delle elezioni presidenziali; impegno per l’indizione al più presto di nuove elezioni rispettose dei più elevati standard internazionali; adozione di sanzioni mirate a individui ritenuti responsabili delle violenze e della falsificazione dei risultati; pieno sostegno al dialogo interno fra Lukashenko e le forze di opposizione»[3]. Siamo quindi allineati alla posizione USA e Ue. Resta da vedere adesso come voglia agire Putin nelle prossime delicate settimane.

Nel frattempo, Maria Kolesnikova, membro del Consiglio di Coordinamento dell’opposizione bielorussa, è stata rapita da uomini incappucciati, secondo quanto dichiara un testimone che dice di aver registrato tutto. La polizia statale bielorussa ha dichiarato che l’arresto non c’entra nulla con la politica.

Sia come sia, resta comunque il fatto che tutti e tre i leader dell’opposizione candidati alle elezioni sono o in carcere o all’estero, il che comunque non fa ben sperare per le sorti della Kolesnikova. L’UE probabilmente, dopo questo ulteriore sviluppo, potrebbe decidersi ad adottare sanzioni contro il regime di Lukashenko nel prossimo Consiglio Affari Esteri del 21 settembre. Ammesso che l’UE trovi davvero il consenso in tale direzione, le sanzioni non saranno da sole in grado di far cadere il presidente Lukashenko che secondo quanto riporta un’ultima nota Ansa avrebbe dichiarato «Lasciate che ve lo dica da uomo, in modo che sia chiaro. I miei critici spesso dicono: “Non rinuncerà al potere”. Hanno ragione. Non è per questo che il popolo mi ha eletto. Il potere non viene dato in modo che uno poi lo ceda».

Mi sembra non ci sia nulla di buono all’orizzonte.

Ammiraglio (a) Giuseppe De Giorgi

 

[1] https://www.thezeppelin.org/elezioni-in-bielorussia-una-nuova-maidan/

[2] https://www.corriere.it/esteri/20_agosto_27/putin-pronto-intervenire-la-sicurezza-bielorussia-f3f54f06-e85f-11ea-b091-8b361f593974.shtml

[3] https://formiche.net/2020/09/luigi-di-maio-diplomazia-italia-farnesina/

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi - Bielorussia nel caos. E la Russia?