La Russia nel Mediterraneo
Non è storia recente quella che vede la Russia interessata ad uno sbocco sul Mediterraneo o, ancora, rapace nell’ingraziarsi interessi nazionali per garantirsi, economicamente e politicamente, il suo bel posto all’interno del Mediterraneo; ma quel che è recente è l’aumento dell’interesse che la Federazione rivolge a questi scopi intensificando la sua azione e sdoppiandosi su più fronti per allungare la mano anche oltre il Mediterraneo, fino al Mar Rosso. La presenza militare russa, dunque, diventa sempre più cospicua tramite accordi economico-commerciali e tecnico-militari stretti con i Paesi che si affacciano nel bacino mediterraneo, in primis Siria, Egitto, ma anche Libia, Turchia, Grecia e chi, di volta in volta, possa essere coinvolto all’interno del suo piano d’influenza (non va dimenticato, ad esempio, che quasi tutti i Paesi del bacino mediterraneo sono grandi importatori di armamenti di provenienza russa).
Negli ultimi mesi questo afflato espansionistico russo non si è più limitato al mantenimento delle basi siriane di Tartus (navale) e Humaymin (aerea), o al consolidamento della presenza russa in Libia (dopo che, a partire dal 2011, essa si è evidentemente dimostrata l’ago della bilancia nella situazione migratoria in Europa e quindi potenzialmente arma di scacco matto per le potenze UE); ma si è allargato facendosi strada nella scivolosa situazione del Corno d’Africa iniziando la costruzione in Sudan di una base navale a Port Sudan, lungo l’asse del Mar Rosso. L’accordo tra Russia e Sudan firmato il primo dicembre è stato ufficializzato il 9 dicembre sul sito del governo russo e, come riporta una nota AGI, «vedrà Mosca istituire un “centro di supporto logistico” a Port Sudan dove si potranno svolgere “operazioni di riparazione e rifornimento”. L’accordo […] è valido per 25 anni e sarà automaticamente rinnovato per periodi di 10 anni salvo opposizione da una delle due parti. Lo scopo della base sarà “sostenere la pace e la stabilità nella regione”. La marina russa potrà tenere fino a quattro navi alla volta nella base, comprese quelle a propulsione nucleare. La base sarà presidiata da un massimo di 300 addetti tra militari e civili. La Russia avrà inoltre il diritto di trasportare attraverso gli aeroporti e i porti del Sudan “armi, munizioni e attrezzature” necessarie al funzionamento della base navale»[1]. Avere a disposizione le proprie navi e poter contare su una base per il commercio di armi: ecco che i due interessi principali russi nella regione africana vengono “garantiti” dai termini dell’accordo. Senza contare che con una base a Port Sudan la Russia si va a inserire in uno dei corridoi talassocratici più importanti, ossia quello che passando dal Mar Rosso mette in comunicazione il Mediterraneo con l’Oceano Indiano, di interesse russo anche quest’ultimo se consideriamo che la potenza sovietica aveva già in Eritrea un centro logistico militare e non vede l’ora di allargare il suo raggio d’influenza.
Ecco, quindi, che il Sudan diventa un luogo strategico e un Paese con cui coltivare rapporti di cooperazione. Su Formiche.net Federico Donelli, post-doc all’Università di Genova, interessato principalmente proprio sulla situazione del Corno d’Africa, segnalando come l’intreccio di interessi sulla sicurezza, l’economia e la politica sia notevolmente aumentato negli ultimi anni, ha affermato che in particolare «la militarizzazione del Mar Rosso è un fenomeno da seguire per l’impatto che potrebbe avere sul transito commerciale. Sono dell’idea che il Mar Rosso sia effettivamente una cartina di tornasole degli equilibri globali presenti e futuri, [in quanto] tutte le principali potenze si trovano raggruppate nell’area con interessi in alcuni casi complementari e sovrapposti ma in molti altri competitivi. A questo si aggiunge l’instabilità crescente nel Paese che storicamente dà stabilità all’area, l’Etiopia, che sta affrontando la guerra civile. Aggiungiamoci che il Sudan è uno Stato in fase di transizione, con un governo non rappresentativo della società civile; la Somalia è uno stato fragile, l’Eritrea instabile e, infine, la disputa sulle acque del Nilo»[2].
A tutto ciò, va aggiunta la ratificazione, in data 15 dicembre 2020 [3], dell’accordo già siglato tra Russia ed Egitto nel 2018, con il quale la cooperazione ordinaria tra i due Paesi è stata ufficialmente trasformata in un vero e proprio partenariato strategico. Segnale che conferma ancora una volta l’interesse di Mosca per l’Africa, considerandola come un continente a cui guardare sempre di più per il futuro dell’agenda estera russa. In questo importante documento si stabilisce che i due presidenti debbano periodicamente incontrarsi e che vengano altrettanto periodicamente dei vertici interministeriali fra i ministri degli esteri e della difesa dei due Paesi, anche per quanto concerne il coordinamento della lotta al terrorismo. L’accordo avrà una durata di dieci anni e nel caso in cui entrambi gli Stati non avessero nulla in contrario, verrà automaticamente rinnovato per periodi di cinque anni. Un filo a doppio giro, dunque, quello che legherà Mosca e Il Cairo, che va ben oltre gli accordi e la collaborazione per quanto concerne la sicurezza e la difesa, per allargarsi a macchia d’olio anche nel commercio, nell’economia, nella cultura, nell’istruzione, e così via. Del resto, già esiste il così detto Consiglio Affaristico Russo-Egiziano che ha il compito di favorire scambi culturali e investimenti in termini di soft power tra i due Paesi.
Da una parte il Sudan, dall’altra l’Egitto. Il piano della Russia si sta scopertamente palesando: dietro alla costruzione di un dialogo costante e serrato con questi Stati africani, così importanti per la loro posizione geopoliticamente strategica, si legge chiaramente la volontà di assumere un ruolo sempre più preminente non soltanto nel Mediterraneo, ma anche al di fuori di esso verso il Medio Oriente e, passando per l’Oceano Indiano, verso l’Eurasia.
Ammiraglio (a) Giuseppe De Giorgi
[1] https://www.agi.it/estero/news/2020-12-10/base-navale-russa-in-sudan-10612940/
[2] https://formiche.net/2020/11/cina-russia-sassi/
[3] https://it.insideover.com/politica/russia-ed-egitto-diventano-partner-strategici.html